29 novembre 2015

[Bonelli] Lukas Reborn 9 - Il prescelto

Uscita: 21/11/2015
Soggetto: Michele Medda
Sceneggiatura: Michele Medda
Disegni: Massimiliano Bergamo
Copertina: Michele Benevento e Lorenzo De Felici



Mentre Lukas è perseguitato da strani, inspiegabili sogni in cui ricorre l'immagine di un serpente, la veggente madame Zelinda scopre che una tremenda minaccia viene dal regno dell'Oscuro: le tribù Troll sono in fermento, in attesa del Prescelto che le guiderà alla conquista del mondo degli umani...



Nono albo di Lukas Reborn.
Albo che dà il via all'arco narrativo conclusivo, ultimi quattro albi che vanno a formare la terza mini-saga all'interno della seconda stagione (quanti numeri). Lo status quo del mondo sta per essere sconvolto. Se finora abbiamo visto i vari giochi di potere fra vampiri e ridestati, l'imminente invasione del mondo umano da parte dei troll pare introdurre un evento destabilizzante per tutti, umani ed esseri sovrannaturali, si avverte qualcosa di più sostanzioso rispetto all'albo precedente. Se da un lato abbiamo l'unità speciale per il paranormale che si avvicina sempre più a Lukas, ricollegando gli avvenimenti di vent'anni prima, dall'altro lato abbiamo il troll Seymour, visto negli albi precedenti, che ci fa scoprire il mondo parallelo dei troll. Il portale che permette il passaggio da un mondo all'altro è l'occhio di Kaphal, uno specchio, un artefatto magico che abbiamo visto in passato nel quarto albo della prima stagione, "segreti". C'è una profezia che parla di un prescelto (ovviamente Lukas), ma è ancora fumosa, persino i troll credono sia solo una storiella. Vedremo. E poi abbiamo Lukas, appunto, che anche in questo albo agisce poco, salvandosi giusto nel finale con un bel combattimento e presagendo il caos imminente. Ritorna la figura del serpente, introdotta due albi fa.
Un albo di passaggio, un antipasto della piega che prenderà la serie nel suo arco narrativo finale.
Mancano tre numeri alla parole fine e spero tanto che il finale sia soddisfacente.


28 novembre 2015

[Bonelli] Morgan Lost 1 - L'uomo dell'ultima notte / Morgan Lost 2 - Non lasciarmi

Un parere più esaustivo sulla storia d'esordio di Morgan Lost, raccontata negli albi 1 e 2.





Cosa mi è piaciuto:
L'ambientazione: come scritto un mese fa, mi ritrovo in una sorta di Gotham city, palazzoni alti accompagnati da queste statue enormi e di ispirazione egizia, stessa ispirazione presente in altri elementi architettonici. Una notte perenne e piovosa che avvolge la quotidianità. Il tutto si svolge in una sorta di versione alternativa degli anni '50, una ucronia in cui Hitler è stato assassinato nel '39 e Albert Einstein è uno scrittore di fantascienza.

Bianco/nero/rosso: il Bonelli classico è in bianco e nero, a parte numeri speciali e la serie Orfani. Morgan Lost aggiunge un terzo colore, il rosso, questo perché il protagonista è daltonico e vede il mondo attraverso queste tre tonalità. Devo ammettere che nelle tavole di anteprima sia sul sito Bonelli che in altri lidi, ben prima della pubblicazione, l'effetto dato non mi piaceva affatto, però su carta stampata è tutta un'altra cosa, decisamente piacevole. Il rosso va ad evidenziare certi particolari chiave nella vignetta o comunque serve a focalizzare l'attenzione su più elementi.

Disegni: per quello che si è visto finora, i disegni sono veramente notevoli. Soprattutto le copertine, decisamente ispirate e studiate ad hoc.

I riferimenti alla società di oggi: il mondo di Morgan Lost non è poi tanto diverso dal nostro, ci sono killer seriali che vengono adorati come stelle del cinema (e lo stesso accade, in maniera morbosa, anche da noi... basti pensare all'ironia dilagante sui social su Misseri, Bossetti, i vicini di Erba o i due marò). La gente comune lavora in spazi angusti, grigi, bui, è oberata dalla burocrazia. Una società i cui difetti sono accentuati al massimo e in cui, molto spesso, ci si può riconoscere. Molto apprezzato.



Cosa non mi è piaciuto:
Il linguaggio: sarà sicuramente una politica interna della Bonelli, però in Morgan Lost nessuno impreca. Morgan Lost stesso si fa scappare un "hell" dopo aver sbandato con l'auto. Non è una reazione troppo misurata? Ci sarebbe stato bene un "merda" o "cazzo".
Poi c'è la collega poliziotta che si ostina ad apostrofare Morgan Lost con l'appellativo "bell'uomo", che mi sembra qualcosa di molto forzato, innaturale. C'è un personaggio che dice "Senza i manicaretti non te lo impalmi il mammalucco, vuoi capirlo?" che, seppur siamo in una ucronia degli anni '50, mi pare abbastanza anacronistico. Non voglio dire che un personaggio, per essere credibile, debba per forza imprecare... Mister No e altri personaggi si lasciano andare al massimo in un sentito "all'inferno", però non risultano stucchevoli. Secondo me si potrebbe e si dovrebbe osare di più.


Il lettore incapace: c'è una scena bellissima in cui Morgan Lost si ferma a scrutare il mare e da esso spuntano fuori tutti coloro che ha ucciso in vita sua. Ripeto, scena bellissima. Peccato che sia rovinata da questa voce fuoricampo onnipresente che spiega quello che sta avvenendo. Sono un lettore, lo capisco da me quello che ho davanti agli occhi, non serve spiegarmi che quelle persone rappresentano il tormento del protagonista. E ce ne sono altre di trovate del genere dove avrei preferito che a parlare fosse più il disegno che un balloon a fianco. Non c'era il detto che un'immagine vale più di mille parole?




Cosa è ancora da definire o da capire:
I nemici: c'è il sindaco della città che vive nella sua campana di vetro, il suo ufficio asettico, perché non può esporsi ad agenti patogeni, pena la morte. Un nemico che bisogna ancora inquadrare bene, ma che sembra già aver detto tutto (il pomo della discordia fra lui e Morgan Lost è la moglie di quest'ultimo).

Morgan Lost, il personaggio: se da un lato ricalca il prototipo del personaggio tormentato, riprendendo anche il miglior Nathan Never degli inizi, dall'altro lato è la riproposizione di Brendon (altro personaggio di Chiaverotti), il che non mi piace. Di lavoro fa il cacciatore di taglie, dà la caccia ai serial killer che la società idolatra e... non ne capisco bene ancora il senso. Vive in una torre/orologio dismessa, è insonne ed è appassionato di cinema. Ho bisogno di più albi per capirlo.


Nel complesso:
mi aspettavo qualcosa con più mordente, che potesse davvero colpirmi e appassionarmi (il colpo di scena dei primi due albi non mi ha entusiasmato). Così finora non è stato. L'acquisto continuerà, ma si naviga a vista.


14 novembre 2015

[Bonelli] Adam Wild 14 - Incendio alla zoo

Uscita: 05/11/2015
Soggetto: Gianfranco Manfredi
Sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni: Darko Perovic, Luca Casalanguida e Marcello Mangiantini
Copertina: Darko Perovic



Un raro esemplare di tigre bianca viene fatto scappare dalla sua gabbia nello zoo di Londra. Un killer provocatore approfitta del caos per far perdere le proprie tracce. Per Adam e Amina è difficile poter distinguere tra amici e nemici. Ogni giorno e ogni notte, nella capitale britannica li aspetta una nuova imboscata. Narciso, intanto, studia le carte di un'esplorazione leggendaria e altrettanto fitta di misteri...



Quattordicesimo albo per Adam Wild.
Letto un po' in ritardo (ho avuto una settimana impegnatissima), espongo brevemente i miei pensieri.
Si continua dall'albo precedente, quindi siamo ancora a Londra, con i nostri protagonisti ognuno alle prese con i propri problemi, sia vecchi che nuovi. Le foto che ritraggono Amina vengono distrutte da un uomo misterioso in un incendio nello zoo, stesso incendio dove muore l'artefice di tali foto, quel fotografo dello zoo che nell'albo precedente e in questo ha cercato di vendere l'esclusiva al miglior offerente. Nella fuga, l'assassino libera una tigre bianca che semina il panico nel parco naturale. A parte questo mini-riassunto delle prime pagine, c'è una bella evoluzione dei personaggi. Partiamo da Manning senior, introdotto nello scorso albo, che ribalta la situazione e mette in castigo il figlio. Nel frattempo si sbarazza anche del corpo del maggiordomo ucciso proprio da lui in un momento di estrema rabbia. Verrà poi gabbato dal nostro conte italiano.
Poi c'è il conte Narciso Molfetta, appunto, che, per dimostrare di non essere l'assassino del fotografo, porta il giornalista accusatore in un bordello le cui "masseuse" ne confermano l'alibi. Il conte, che nello scorso albo si era definito fieramente casto e illibato, qui dimostra che ha ceduto al richiamo della carne (che si sa. è debole). Molto particolare, questo fatto, perché assomiglia molto a certi scandali usciti di recente dal Vaticano. Infine abbiamo Amina, ancora una volta una donna forte, orgogliosa, che assieme ad Adam affronta la tigre prima citata, uccidendola. Quasi come se la tigre fosse il simbolo dell'incrinatura del loro rapporto, che a Londra si era inzuppato malamente di segreti da parte di entrambi. Senza dimenticarla, sempre Amina, a colloquio con la regina Vittoria nelle pagine finali dell'albo, chiedendo a quest'ultima di abolire gli zoo umani, e fra le due si intravede anche una certa complicità tutta femminile. Infine c'è Adam, alle prese con gli interessi economici (e di facciata) della Royal Geographical Society. Tuttavia si partirà alla ricerca della città perduta accennata nell'albo precedente, ma allo stesso tempo si apre lo scenario storico della guerra boera. Particolarità grafica dell'albo è la divisione fra tre disegnatori diversi, questo perché Perovic non è riuscito a finire nei tempi e quindi sono intervenuti due altrettanto validi artisti del fumetto. Risultato interessante.
La nota stonata, almeno per me, rimane la copertina. Forse c'è qualcosa di strano nella posa della tigre e nella prospettiva, ma è anche la colorazione digitale che non mi convince.
Si dice in giro che Adam Wild (fumetto) terminerà col numero 26. Non c'è ancora l'ufficialità della notizia, ma vorrei tanto che rimanesse solo una voce di corridoio.



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