21 maggio 2013

Shin Takarajima - La nuova isola del tesoro


Shin Takarajima - La nuova isola del tesoro è un'opera di Osamu Tezuka del 1947, il Dio dei manga.
Come si suol credere, non è il suo primo manga, ma bensì è l'opera con cui ha fatto successo.
Grossomodo è un fumetto per ragazzi; ha un linguaggio, una trama e un disegno semplici e intuitivi.
Copertina della riedizione giapponese, a parte il titolo che ho modificato io


Shin Takarajima - La nuova isola del tesoro
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Ho lavorato, per la traduzione, sulla versione inglese degli Happy Scans.
Copertina dell'edizione del '47
Per quanto riguarda le tavole, ho usato il loro lavoro (sempre con il loro permesso), che a sua volta si rifà all'edizione spagnola ufficiale a opera dell'editore Glénat, che a sua volta è la riedizione riveduta e corretta da Tezuka stesso. Seppur integrando il tutto con la copertina del volume originale, ho preferito saltare a pie' pari la traduzione de "Il diario del mio debutto", una quarantina di pagine piene zeppe di testo e riguardanti una parte della vita di Tezuka e che magari riproporrò più avanti. Ho preferito usare le tavole spagnole in quanto hanno una definizione migliore e dimensione maggiore rispetto a quelle giapponesi che si trovano in giro. Quindi quel che troverete nel file è solamente la storia nuda e cruda.
Per l'adattamento in italiano, ho cercato di usare un linguaggio semplice, ma allo stesso tempo misto ad "arcaismi" tipici degli anni '40-'50 del nostro tempo.
L'espressione "che accade?" è una citazione fortemente voluta dal fumetto italiano di fantascienza Saturno contro la Terra, addirittura del '36.
Mister No
Oppure "che il cielo mi porti", è una citazione dell'esclamazione onnipresente di Mister No (nella sua variante meno colorita rispetto a "che il diavolo mi/ti/vi porti"), grandioso fumetto Bonelli pubblicato dal '75 al 2006 e ambientato negli anni '50.
Così come è voluto anche l'uso del Voi al posto del Lei, tipico dell'epoca.
Ovviamente sono scelte stilistiche che non inficiano affatto la godibilità dell'opera né ne stravolgono il senso.




Per quanto riguarda l'opera in sé, riporto quanto scritto su Osamushi:
Questa è una riedizione disegnata da Tezuka negli anni '80 per includerla nella famosa racolta "best of" della Kodansha. Del famoso volume uscito nel 1947, che pure aveva già in germe tutto il talento dell'autore, non esistevano che poche copie stampate male e, inoltre, Tezuka stesso nella postfazione commenta come il suo fumetto fosse stato editato così aggressivamente che il prodotto andato in stampa non era minimamente vicino a quello che aveva disegnato lui dapprincipio (tuttavia la grande capacità narrativa che Tezuka aveva già a 18 anni era sconcertante al punto da trapelare tra queste modifiche e ridisegnare il mercato dei manga).
Certo la novità dell'opera non sta tanto nella freschezza delle idee (si parla pur sempre di una storia figlia de "L'isola del tesoro" e "Tarzan") quanto nello stile di disegno e l'impostazione delle tavole. Ovviamente in questa nuova riedizione il tratto è migliore, Tezuka però ammette di aver ricalcato l'opera originale e che quanto il lettore si trova per le mani è al 90% lo Shin Takarajima come lo aveva concepito lui, senza troppi abbellimenti e ponendo rimedio ai danni fatti dalla "censura" del signor Sakai (il suo editor dell'epoca) reintegrando cose che erano state tolte (circa 60 pagine di fumetto). L'unica variante è nel finale - dove aggiunge un concetto che, ammette, non avrebbe mai potuto concepire in quel modo nel '47ma che tuttavia aleggiava nell'opera originale (che secondo lui era stata conclusa in maniera troppo brusca e commerciale con un "addio, isola del tesoro" che però non lasciava spazio a denuement di sorta).

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